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RAGA: momenti di introspezione
“Quando si ascolta sembra di essere trasportati in un mondo a parte, ma tra le persone che ascoltano, soltanto coloro che sono di quella certa natura riescono a vivere completamente quelle note”.
Paolo Imperio
Tutti gli esseri e le cose producono suoni a seconda della loro natura e del particolare stato in cui si trovano: “E ciò perché questi esseri e queste cose, sono aggregati di atomi che danzano e con i loro movimenti producono suoni. Quando il ritmo della danza cambia, cambia anche il suono prodotto…Ogni atomo, perpetuamente, canta la sua canzone ed in ogni momento il suono crea forme compatte o indefinite. Ma come esistono suoni creativi, esistono suoni distruttivi, e colui che è in grado di produrli entrambi può, volendo, creare o distruggere….”. (Parole di un “Maestro di Suono”)
Amo il suono
ascoltarlo,
entrarci,
farmi portare,
assentarmi in lui,
suono che è mistero,
ponte per il cielo
suono che è colore,
Raga è “ciò che colora lo spirito”.
Quel che mi sta particolarmente a cuore è l’ascolto. Il semplice ascolto di suoni che sgorgano dall’oceano dell’anima, liberi di fluire, non premeditati. Con questo lavoro propongo un ascolto, un ascolto di suoni che fluiscono in un continuo, sereno divenire.
Momenti più convulsi si alternano ad istanti tranquilli, in cui più note si susseguono a distanza, come le prime gocce di pioggia di un temporale che si preannuncia. Modi minori e modi maggiori si alternano come l’alternarsi di sole e nubi, notte e giorno, spensieratezza e introspezione mistico-filosofica.
Il suono della tampura elettronica è ipnotico e tende ad interiorizzare l’ascoltatore, lo invita a ritrovare il centro di se stesso. La mente si fissa sul suono, abbandonando per alcuni istanti il sue incessante vagabondaggio.
Tutto rallenta. Il respiro, i movimenti, i passi.
E’ tutto un invito alla lentezza e al silenzio, alla quiete.
Un invito a fondersi con il suono, che calma ed esalta le percezioni.
Chiudo gli occhi, mi lascio portare dal suono, che si fa meditazione e mi conduce fuori da me stesso. Mentre suono ascolto il respiro che si fa lento e profondo. Riscopro la lentezza dei movimenti, prendendo coscienza di ogni minimo gesto.
Invito l’altro ad ascoltare, a lasciarsi coinvolgere dal suono, ad abbandonarsi a questa vibrazione dolce e rassicurante.
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